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Un certo Leaf Van Boven, giovane docente di economia, racconta un simpatico esperimento. Regalò ai suoi studenti una tazza col logo della loro Università, la stessa tazza che era possibile comprare allo spaccio per 5$. Gli studenti potevano scegliere se tenere la tazza o venderla ad altri studenti. Potevano anche fare fra loro offerte per prodotti simili, come penne o distintivi, sempre del medesimo valore. Quello che Van Boven constatò è che gli studenti tendevano a fare offerte per acquistare le tazze degli altri per circa 4$. Se invece dovevano vendere la loro tazza, richiedevano mediamente cifre più alte, come 6$. In qualche modo davano più valore alle loro tazze piuttosto che a quelle degli altri, pur trattandosi dello stesso identico oggetto.

Il docente verificò chiaramente che il mero possesso accresce notevolmente il valore di un oggetto. Viene da chiedersi se valga lo stesso con l’amore.

Detto in altri termini, l’amore rappresenta un affetto donato senza aspettarci nulla in cambio, oppure è semplicemente un bisogno egoistico della persona che vuole amare, perché questo sentimento lo fa sentire bene. La questione è ancora aperta e personalmente credo che entrambe le risposte abbiano un fondo di verità. Vediamo in questo articolo la prima tesi. L’amore è (ben più che) un affetto offerto in cambio di ciò che ci sia aspetta di ricavare.

Partiamo col dire che l’uomo nel momento di acquistare un oggetto o fare un’offerta per possederlo, valuta sempre la risposta alla domanda: «Cosa ne ricavo io?». In questo senso siamo fondamentalmente egoisti, perché pensiamo solo al nostro ritorno. L’amore, invece, segue regole ben diverse, che sono emerse grazie all’evoluzione, avrebbe detto Darwin.

Immaginate di aver bisogno di un prestito dalla banca. Avete un lavoro sicuro, ottime referenze, siete giovani e in salute. Probabilmente otterrete quel prestito: per la banca siete un buon investimento. Supponete, invece, di essere un signore anziano, malato e disoccupato e che per dipiù in passato non avete onorato dei prestiti. Credete che anche in questo caso la banca vi darà i soldi? Ne dubito, non siete un buon investimento. Da questo si evince che, almeno nell’ambito finanziario e commerciale, siamo degli esseri egoisti che prima di decidere pensano sempre alla domanda precedente: «Cosa ne ricavo io?».

Ma nell’amore le regole sono diverse. Parlo qui di amore in senso lato, non solo quello fra due amanti. La domanda è: «Cos’è che ci permette di andare avanti, di non venire scaricati e messi da parte e di non morire in solitudine?». Questo accade perché altre persone, spinte da un sentimento antiegoistico, scelgono di aiutarci, come ad esempio il partner, gli amici e i parenti. È l’emozione che rende una persona insostituibile per noi e che si fa beffe della teoria universale dell’egoismo umano. Numerosi studi hanno mostrato come una relazione amorosa fra due partner conduca a una vita qualitativamente più alta e riduca il rischio di soffrire di depressione. Non solo, si è visto come le coppie soddisfatte della loro vita amorosa, riuscissero meglio a sopportare periodi difficili, come guerre e carestie.

Molti sociologi sono convinti che il matrimonio sia un costrutto artificiale inventato dagli uomini: cerimonie, damigelle d’onore, luna di miele, ecc. Ma in realtà se si va più a fondo, si scopre come da un punto evolutivo la relazione del matrimonio permetta più possibilità alla prole di crescere e prosperare, perché può farlo in un contesto protetto e di amore. Il cucciolo d’uomo, nonostante sia la specie più intelligente del pianeta, nasce con un disperato bisogno di essere accudito, protetto ed educato. Non sopravviverebbe da solo abbandonato nel mondo. Pertanto, tra i nostri antenati, quelli inclini a stabilire un legame solido e duraturo, davano ottime chances alla prole di prosperare e di procreare da adulta. Queste non sono mere speculazioni accademiche. Ci sono studi, ad esempio, che rilevano come la donna sia capace di ovulare con maggiore regolarità, se ha rapporti sessuali stabili.

Ma perché il matrimonio funziona così bene? Non è una domanda che ha risposte banali. Ci sono tre tipi di amore. Primo, l’amore delle persone che ci danno benessere, accettazione  e aiuto, come quello dei figli per i genitori. Secondo, l’amore verso chi dipende da noi, come l’amore dei genitori per i propri figli. Infine c’è l’amore romantico, ossia l’idealizzazione dell’altro, delle sue virtù, delle sue potenzialità, con la conseguente minimizzazione dei suoi limiti.

Ecco, il matrimonio è unico  perché combina tutti e tre i tipi di amore e questo ne decreta il suo successo.

Ma non è tutto così semplice. Il genere d’entusiasmo che si ha all’inizio col tempo va affievolendosi e le qualità, che prima ci colpivano e che apprezzavamo, poi vengono date per scontate. Il suo effervescente senso dell’umorismo che ci piaceva diventa superficiale loquacità e quando abbiamo la luna storta diventa idiozia. L’integrità del partner diventa ostinata rigidità e la troppa bontà si trasforma in stupidità. Il matrimonio spesso si evolve in una mera accettazione, una sopportazione e nei casi peggiori in disprezzo.

Nel libro Intelligenza emotiva per la coppia, lo psicologo John Gottman afferma di prevedere se una coppia divorzierà o resterà unita, con un’attendibilità del 90%.

La osserva parlare dietro a un vetro attraverso il quale solo lui può vederla, ma non può essere a sua volta visto. Ha scoperto che i sintomi di un divorzio sono i seguenti:

  • Forte disaccordo iniziale
  • Atteggiamento critico verso il partner
  • Manifestazioni di disprezzo
  • Suscettibilità e atteggiamenti difensivi
  • Ostruzionismo
  • Linguaggio del corpo negativo

Sul versante positivo, invece, ha notato come le coppie che sarebbero rimaste unite passavano almeno 5 ore a settimana insieme, rispettando queste semplice regole:

  • Nello salutarsi la mattina, queste coppie si informano l’un l’altro cosa faranno durane la giornata
  • La sera si ritrovano e si raccontano com’è andata, con conversazioni a basso tenore di stress.
  • Manifestazioni di affetto, abbracciarsi, baciarsi, toccarsi, ecc. il tutto con tenerezza
  • Queste coppie hanno l’abitudine di riservarsi qualche ora a settimana per star soli in un’atmosfera rilassata. Una sorta di piccola ‘revisione’ periodica
  • Ammirazione e apprezzamento reciproci

La questione è sempre aperta, io penso che per stare bene in coppia è assolutamente necessario prima di tutto aver imparato a stare bene con se stessi.

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