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Ti è mai capitato di fare proprio ciò che desideri e non vorresti mai smettere? Sei perfettamente a tuo agio, il compito non è né troppo difficile da demoralizzarti, né troppo semplice da annoiarti. Sei così assorto che il tempo si ferma e non senti più la stanchezza, la fame, la sete. Quasi non riesci a smettere, perché stai maledettamente bene!

Mihaly Csikszentmihalyi (MC) è uno psicologo ungherese che ha studiato gli stati di coscienza e la felicità nella sua lunga carriera, avvenuta prevalentemente negli Stati Uniti. È probabile che tu non abbia mai sentito il suo impronunciabile nome, eppure lui è stato il primo a studiare un particolare stato di coscienza che tutti, più o meno, abbiamo sperimentato nella vita. Per introdurlo ricorriamo alla storia che spesso lui stesso racconta:

“Recentemente sono andato a trovare mio fratello, ottantenne, a Budapest. Lui è ormai in pensione, però è affascinato dalla mineralogia. Mi raccontò, tutto pimpante, che il giorno prima aveva trovato un cristallo e aveva cominciato a esaminarlo col suo microscopio appena dopo colazione. Qualche tempo dopo notando che c’era meno luce nella stanza, pensò che si fosse rannuvolato fuori. Alzò lo sguardo dal microscopio e si accorse stupito che il sole era già tramontato”. Il fratello di MC era completamente assorto in un compito che lo affascinava, talmente assorto che non badò più nemmeno al trascorrere del tempo.

Questo è quello che si chiama flow, o flusso in italiano.

Forse lo hai provato dipingendo, giocando a pallavolo, scalando una montagna, eseguendo un lavoro ben fatto, facendo l’amore, risolvendo un cruciverba o studiando per un esame. I gesti e i pensieri fluiscono senza ostacoli e tutto è in armonia con quello che sei. Ti trovi una condizione di trance.

MC, dopo aver intervistato migliaia di persone di ogni fascia d’età, professione e stato sociale, si accorse che tutti, anche se con sfumature diverse, descrivevano il medesimo stato.

Tutto questo si evince, ad esempio, da una sua intervista a una ballerina:

“Quando entro in quello stato, mi sento librare, fluttuare, sono completamente immersa e il mio corpo si muove con armonia nello spazio, è una sensazione bellissima… vorrei non finisse mai. Sono tutta sudata, in preda a una specie di estasi e sento che i miei movimenti sono in sintonia e comunicano davvero qualcosa di speciale.”

Ma per entrare nel flusso sono necessarie alcune componenti psicologiche:

  • Il compito non deve essere troppo complesso
  • Il compito non deve essere troppo semplice
  • Si è concentrati
  • Gli obiettivi sono chiari
  • Si ha un feedback immediato
  • Si prova un coinvolgimento profondo e istintivo
  • Si ha un senso di controllo
  • Si dissolve il senso di identità

Ti faccio notare una cosa, non so ci hai fatto caso, ma nell’elenco delle componenti essenziali per attivare il flusso, manca qualcosa… Non figura alcuna emozione positiva. E questo ha perfettamente senso. Sebbene emozioni positive, come felicità ed euforia possano emergere al termine del flusso, non sono avvertite durante esso. Se ci pensi un attimo, la loro privazione, e quella di qualsiasi tipo di consapevolezza, è la vera essenza del flusso, poiché le emozioni positive servono a correggere la traiettoria di quello che stiamo facendo, ma nel flusso agiamo in modo perfetto, per cui non è necessaria alcuna correzione.

In italiano per definire il flusso a volte diciamo ‘essere in stato di Grazia’, negli Stati Uniti direbbero ‘being in the zone’.

Se mettiamo sull’asse x la capacità e sull’asse y la difficoltà, possiamo individuare dal loro incrocio otto settori, corrispondenti a diverse condizioni di stato. Come puoi vedere, il flusso, in giallo, si intercetta quando, la difficoltà del compito è alta (non impossibile) e le nostre capacità sono adeguate ad affrontarlo e risolverlo. Per fare un altro esempio, l’ansia è scaturita quando il compito è difficile, ma si è consapevole che le proprie capacità non sono all’altezza, ad esempio uno studente al primo anno di medicina che deve eseguire un’operazione chirurgica.

Ovviamente, man mano che aumentiamo le nostre competenze, avremo bisogno di sfide sempre più impegnative per poter entrare nel flusso. Pertanto, il mio consiglio è quello di cercare compiti sempre più sfidanti e non aspettare che arrivino da soli o ti vengano assegnati a lavoro.

Bisogna anche dire che le grandi menti e i grandi sportivi hanno una maggiore facilità di entrare nel flusso e questo dà loro un vantaggio non indifferente. Una ricerca di McKinsey ha evidenziato come la produttività dei top manager che lavoravano in uno stato di flusso era aumentata di 5-7 volte. La stessa ricerca evidenzia anche che i manager entravano solo nel 10% del tempo lavorativo nel flusso. Tuttavia, è comunque un dato molto alto, visto che la maggior parte di loro non lo sperimenta mai.

Se ti stai chiedendo “il flusso può cambiarci?”, la risposta è “assolutamente sì”.

Degli studi di Harward hanno messo in luce che lo stato di flusso, non solo aumenta notevolmente la creatività, ma anche che tale effetto continua anche nei giorni successivi. Pertanto, lo stato di flusso ci allena ad essere più creativi.

L’area del cervello deputata all’autocontrollo e che ci invia i segnali di dubbio e disprezzo (in pratica il nostro amico criticone) è la corteccia prefrontale.  Si è visto come durante il flusso questa parte del cervello si plachi, pertanto diventiamo meno critici e più coraggiosi per affrontare sfide affascinanti e immaginare nuove possibilità.

Pertanto, lo stato di flusso non è una mera speculazione psicobiologica, ma ha dei fondamenti scientifico-medici ormai pienamente accertati. Infatti, si è rilevato come nel flusso il cervello venga letteralmente inondato da una grande quantità di dopamina, serotonina ed endorfine, tutte sostanze che ci danno benessere, aumentano le prestazioni e sviluppano la nostra creatività.

Personalmente adoro lo stato di flow, perché mi fa sentire estremamente produttivo e creativo. Me lo immagino un po’ come lo sbloccare il bottone del ‘turbo’ che fa andare il nostro cervello a una velocità supersonica. Pensa a quando ti sei trovato nel flusso, cosa facevi? Come ti sentivi? Prova a rientrarci ogni volta che vuoi con la tua volontà, rispettando sempre i criteri che abbiamo visto prima. Poi, piano piano, sposta l’asticella della difficoltà un po’ più in alto e cos’ via. È bellissimo perdersi nei propri pensieri, fermare il tempo e immergersi in nuove dimensioni.

“Volevo che il mio lavoro fosse un gioco”

(Phil Knight fondatore della Nike)



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