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Come essere umani tendiamo a desiderare sempre di più: soldi, macchine, case, relazioni, ecc. Ma esiste un modo per sentirsi finalmente appagati? I metodi sono due. Il primo è ottenere tutto quanto vogliamo e desideriamo: soldi, auto, partner perfetto e corpo perfetto. Non è un approccio che onestamente ti consiglio: se le nostre voglie e i nostri desideri sono incontrollati, prima o poi scopriremo di volere qualcosa che non possiamo avere e saremo svegliati come da una secchiata di acqua fresca. Il secondo metodo, quello affidabile, consiste non tanto nell’ottenere ciò che vogliamo, quanto nel volere e apprezzare ciò che già abbiamo.

Se sei un po’ grandicello, conoscerai Christopher Reeve, l’attore che impersonificò il supereroe Superman al cinema. Simbolo della bellezza e della prestanza fisica, aveva tutte le porte aperte e la strada spianata per il successo. Purtroppo nel 1994, durante una gara equestre, cadde dal suo cavallo e riportò la lesione del midollo spinale. La diagnosi fu terribile: tetraplegia, ossia paralizzato a vita dal collo in giù. La sorte con lui fu quasi ironica, proprio lui, Superman, finì su una sedia a rotelle e doveva costantemente usare un respiratore artificiale. Diversi anni dopo, in una intervista, gli venne chiesto come avesse affrontato la depressione insorta dopo la paralisi, Reeve disse che, mentre si trovava nel reparto terapia intensiva dell’ospedale, era precipitato in uno stato di nera disperazione. Tuttavia, aggiunse, la disperazione era passata abbastanza in fretta e ora egli si considerava una persona molto fortunata. Osservò che aveva avuto la grande fortuna di trovarsi vicino una moglie e dei figli affezionati, ma parlò anche con gratitudine dei rapidi progressi della medicina moderna (la quale, a suo avviso, avrebbe trovato presto una cura per le lesioni spinali) e spiegò che se fosse rimasto vittima dello stesso incidente pochi anni prima, forse sarebbe morto. Anche se era riuscito a superare abbastanza presto il momento di disperazione, nei primi tempi della paralisi era stato assalito a tratti da una tormentosa invidia che poteva essere scatenata da innocui frasi degli altri, come: «Corro un attimo al piano di sopra a prendere una cosa» e cose del genere. Imparando a dominare questi sentimenti, si era reso conto che l’unico modo di affrontare la vita è guardare ai beni che si hanno e vedere cosa si possa ancora fare. Concentrandosi dunque sulle proprie risorse, Reeve ha scelto di utilizzare le facoltà mentali intatte per sensibilizzare ed educare la gente al problema delle lesioni spinali, cosa che ha fatto per tutto il resto della sua vita, diventando attivista nelle campagne a difesa dei diritti dei disabili.

Pertanto solo mutando ottica si raggiunge più efficacemente la felicità, piuttosto che cercare gratificazioni attraverso mezzi esterni come la ricchezza, la posizione o anche la salute fisica.

Se ora starai pensando: “eh ma non è molto facile, sapessi tu i problemi che ho io…”, ti capisco bene credimi, ma lascia che ti dica questo: Cambiare atteggiamento in generale nella vita è davvero l’unico modo per raggiungere una duratura felicità. Ci vuole tempo e pazienza con se stessi, ma il risultato vale lo sforzo, te lo garantisco.

«In linea generale, vi sono due tipi di individui. Da un lato c’è la persona ricca e di successo, circondata da parenti e conoscenti. Se questa persona trae la sua dignità e il suo valore solo da fonti materiali, finché conserverà il patrimonio forse conserverà anche un senso di sicurezza. Ma nel momento in cui perderà la fortuna materiale soffrirà, perché non avrà altro rifugio.

Dall’altro lato, invece, c’è la persona che gode a sua volta di prosperità economica e successo finanziario, ma è calda, affettuosa e dotata di sentimenti di compassione. Poiché ricava il suo senso del valore e della dignità anche da un’altra fonte, poiché insomma ha un altro ancoraggio, un individuo del genere più difficilmente si deprimerà se vedrà la sua fortuna scomparire. Questo ragionamento ci permette di capire quanto il calore e l’affetto umani ci aiutino, in maniera molto concreta, a maturare il senso del nostro valore interno», concluse il Dalai Lama.



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