Cresce il numero degli uomini e delle donne che sono colpite dalla depressione. Una sofferenza che tocca ogni fase della vita e va oltre l’appartenenza socio-economica. Ci si ammala tutti, ma per motivi diversi. Giovani e giovanissimi perché cresce l’esposizione ai fattori di rischio legati alle dipendenze da sostanze ma anche dalla tecnologia, aumentando così il rischio di suicidio in età sempre più precoce: la prima adolescenza resta la fase più critica.
«I sintomi della depressione non cambiano, ma si è visto che quello che cambia è l’approccio alla malattia fra uomini e donne– afferma Cinzia Niolu, responsabile Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura Policlinico Universitario Tor Vergata –. Le donne partono dall’interiorità e dalla dimensione del dolore e della perdita soggettiva e riescono a parlare delle proprie emozioni. Gli uomini, invece, pur avvicinandosi in maniera maggiore rispetto agli anni scorsi ai servizi di cura psichiatrici, guardano alla dimensione esterna della propria sofferenza, di ciò che non riescono più a fare bene: si lamentano soprattutto del calo delle prestazioni lavorative. Il dolore e la frustrazione per gli uomini toccano la sfera sociale e del successo. La paura più grande è quella di perdere il ruolo nella società, di sentirsi falliti, per esempio, perché non più in grado di garantire lo stesso tenore di vita alla famiglia».
Il boom della depressione, come già segnalato dall’OMS, arriverà nel prossimo decennio fino a diventare nel 2030 la prima causa al mondo di giornate di lavoro perse per disabilità, superando il primato storico delle malattie cardiovascolari. Per questo motivo la SOPSI – Società Italiana di Psicopatologia – lancia un grido d’allarme, che non riguarda la dimensione farmacologica e terapeutica su cui si registrano enormi progressi, ma le emergenze sociali che restano il primo fattore scatenante della depressione e di molti altri disturbi psichici.
La SOPSI sottolinea che in una società iperconnessa, iperdinamica che chiede all’individuo tempi di risposta sempre più rapidi in una generale perdita di sicurezze socio-affettive, le malattie come la depressione non possono che esplodere. Un aspetto che va segnalato è il generale senso di perdita dell’autostima che riguarda tutti i depressi. Su questo fattore incidono elementi esterni come la crisi economica dell’ultimo decennio ma anche elementi interiori all’animo umano, che aumentano per l’incidenza di fenomeni nuovi: povertà crescente, fenomeno migratorio e maggiore percezione del senso della paura. Le fasi della vita più esposte alla malattia restano l’adolescenza, il passaggio all’età adulta e il traguardo della pensione. Nelle donne tutto è più amplificato, per questo la psichiatria oggi non prescinde più dal genere, presentando approcci terapeutici sempre più personalizzati.
«I progressi scientifici sono alleati di medici e pazienti – conclude Niolu – ma non bisogna forzare i tempi di guarigione che per la depressione restano significativi. Si può lavorare tempestivamente sui sintomi dell’ansia, riducendone la portata e il disagio dei pazienti, ma poiché la depressione affonda nelle radici dell’anima, con fattori genetici ed epigenetici, i tempi sono soggettivi e l’aderenza alle cure proposte dagli psichiatri resta fondamentale. Uomini e donne hanno bisogno di cure differenziate e specifiche nelle varie età».
La depressione è una malattia e come tale va curata, prima che non lasci scampo. È considerata tra le principali patologie che causano disabilità e non solo. Secondo le ultime ricerche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2015, 788 mila persone si sono suicidate. A questa cifra, già di per sé allarmante, vanno aggiunti i casi di tutti coloro che hanno tentato il suicidio, ma sono rimasti in vita. Il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani tra i 15 e i 29 anni.
Se pensi di soffrire di depressione, cerca subito aiuto, non perdere tempo!
Fonte: UNIPSI 2021
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