Ammetto che da ragazzino ero timido, ero impacciato nell’interazione con gli altri, tanto che se potevo cercavo di nascondermi, lo facevo. Non ne parliamo poi con le ragazze, una gran fatica, se poi erano carine ero un disastro.
Il problema era l’inizio: non sapevo mai cosa dire. Pensavo per tanto tempo a qualcosa per rompere il ghiaccio, ma poi, immancabilmente, iniziavo sempre con una banalità che mi faceva sentire ancora più inadeguato. Sembravo senza speranza. A un certo punto, dopo mille figuracce, ho scoperto che il trucco non era parlare, bensì ascoltare. La migliore comunicazione, parola composta da azione e comune, non è cercare di farsi capire, nemmeno impressionare o farsi ascoltare. La migliore comunicazione è l’esatto opposto, ossia è cercare di capire e valorizzare, è ascoltare. In un mondo dove tutti vogliono attenzione e nessuno la dà, chi valorizza e ascolta è una perla rara.
Poco tempo fa stavo accompagnando mio nipote dodicenne a una cena con i suoi compagni di classe, la classica pizza di fine anno. Lui era felice, ma anche nervoso, perché ci teneva a fare bella figura con gli amici e le amiche, per essere sempre più parte del gruppo. Tuttavia non sapeva come fare e condivise con me la sua paura. Mi sono ricordato dei miei tempi, durante i quali anche io cercavo di fare la stessa cosa, con risultati imbarazzanti. Nel breve viaggio verso la pizzeria gli ho insegnato una cosa. Gli dissi: “Giulio, ricorda questo: parla poco e fai parlare loro, valorizza invece di farti bello e ascolta con vero e sincero interesse, magari facendo qualche domanda per capire e approfondire.” Poi continuai sottolineando che ‘ascoltare con vero interesse’ non deve essere una tecnica, altrimenti avrebbe ottenuto il risultato opposto. Gli caldeggiai di provare a conoscere sinceramente la persona con cui ha a che fare, perché tutti possono essere interessanti se abbiamo la curiosità positiva di conoscere. Una volta aperto, avremmo visto un mondo dentro di lui. Poi aggiunsi ancora: “Ad esempio, se ti parla di un viaggio in una località che conosci, non cercare, come fanno tutti, di vincere la gara del ‘ne so più di te’, ma chiedigli cosa ha vissuto, vivi l’esperienza con i suoi occhi e le sue parole. Ti piacerà e gli farà piacere.’ Insomma, la regola è: se vuoi essere speciale, fai sentire speciale gli altri, se vuoi essere capito, prova prima a capire gli altri. Tutti vogliamo la stesa cosa, ossi qualcuno che ci ascolti, che cerchi di capirci e che ci valorizzi. Tutti vogliono questa cosa, ma pochi la sanno offrire. Se sei ad un colloquio di lavoro per essere valutato, cerca di far parlare il selezionatore. Vuoi vendere qualcosa? Ascolta allora il cliente, invece di dire tutto sul prodotto come se fosse una poesia a memoria.
Non so se hai mai partecipato a uno speed-date, o magari ne hai sentito parlare. In poche parole, sono degli incontri in cui un certo numero di uomini parla con lo stesso numero di donne e dove ogni coppia è seduta di fronte a un tavolo. Ciascuna conversazione dura cinque minuti, terminati i quali suona una campanella. A quel punto gli uomini devono alzarsi e andare a parlare con la donna successiva, fino a quando ogni donna ha parlato con ogni uomo. Alla fine di ogni sessione di cinque minuti, sia l’uomo che la donna, indicano su un foglio se il rispettivo partner è piaciuto o no. A fine serata il gestore dello speed-date scambierà i numeri di telefono delle coppie che si sono valutate positivamente fra loro, pertanto potranno rivedersi, altrimenti no. Nel primo caso l’uomo avrà la possibilità di approfondire la conoscenza della donna in un altro incontro. Nel secondo caso, l’uomo non la vedrà più. Nel tempo si è visto che chi prende un sì sono sempre gli stessi ragazzi. Cioè ci sono ragazzi che hanno quasi sempre successo e ragazzi che sono quasi sempre rifiutati, indipendentemente dalle ragazze, ma anche dallo stato sociale, dalla religione, dai gusti musicali, ecc. Alcuni hanno successo e altri no e sono sempre quelli. Quindi, in realtà, non è una questione di compatibilità o simpatia soggettiva. Questi uomini sono o fanno qualcosa di diverso tra gli altri, è evidente. Per capire il loro segreto alcuni ricercatori hanno messo dei microfoni nascosti per capire cosa fanno questi grandi conquistatori che funziona maledettamente bene. Quali saranno le domande che fanno? Quali sono le parole chiave? La questione è interessante e delicata. Vuoi sapere il risultato della ricerca? I ragazzi che colpiscono di più sono quelli che parlano poco e ascoltano tanto. Fanno domande e ascoltano le risposte, insomma, dimostrano vero interesse verso le ragazze che, ovviamente, sentendosi valorizzate, vogliono rivedere questi uomini. Quelli che si prendono molto sul serio e parlano molto di se stessi, cercando di fare colpo sulla malcapitata, vogliono solo piacere invece di apprezzare lei. Desiderano conquistare e farsi belli.
Sicuramente hai esperienza di persone troppo egocentriche, che sanno fare tutto loro sanno tutto loro e sono i più bravi. Ti sono piaciuti? Ovviamente no, a nessuno piace chi si mette sul piedistallo e guarda dall’alto verso il basso. Invece hai mai avuto una discussione con qualcuno che ti ascolta per davvero e ti valorizza? Ti è piaciuto? Ovviamente sì. Bene, sai allora cosa fare anche tu. Dai tu agli altri quello che vorresti, impara a valorizzare sinceramente, mostra vero interesse e ascolta, poi vedrai che anche l’altra persona ti vorrà conoscere e ti valorizzerà. Ma inizia tu, perché succede sempre così, quello che dai torna. E quando questo non succede, cioè quando dai a qualcuno che prende e basta, saprai che hai a che fare con una persona con cui non vale la pena interagire e quindi potrai andare oltre. È un rischio? Sì certo è un rischio, ma vale la pena rischiare per trovare e farsi trovare alle persone giuste. Ricorda, se vuoi essere capito ascolta, se vuoi essere valorizzato valorizza, se vuoi ricevere dai e se vuoi essere amato ama.
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