Facciamo una premessa: non è vero che tutte le persone vogliono crescere!
Sono rare le persone che interpretano la vita come un percorso di crescita, di maturazione e di miglioramento. Se sei capitato su questo sito, probabilmente sei una di queste persone. Purtroppo, la stragrande maggioranza delle persone interpreta la vita come un processo di attesa di fronte all’inevitabile degrado e peggioramento della propria condizione fisica e mentale. C’è in queste una forte passività nei confronti della vita e nel ruolo che possiamo avere noi di attori attivi della nostra esistenza. Nella mia esperienza, per una persona che capisce l’importanza della crescita, ce ne sono 99 che, non solo non capiscono questo, ma non lo prendono nemmeno lontanamente in considerazione. Anzi ci si confronta molto spesso con un atteggiamento di forte critica nei confronti di chiunque proponga una visione differente di vita.
Sono quelle persone che dicono: “Ma figurati se queste cose funzionano”, “Non c’è niente da fare è tutto inutile”, “Sono tutte scemenze”, “Sono cose in cui non vale la pena investire il proprio tempo”…, poi magari investono il tempo in un banale intrattenimento di un programma televisivo. Ma la cosa che mi ha sempre stupito è che queste 99 ipotetiche persone sono lì ferme a sperare che la soluzione ai loro problemi (perché sì, non è che non abbiano problemi, non è che non percepiscano che qualcosa manchi) arrivi dall’esterno, come per magia, come se bastasse restare li’ arroccati nella propria posizione critica nei confronti di chi prova a migliorarsi.
Un’altra constatazione che io faccio dalla mia esperienza personale è che il 99 percento delle persone perde questa battaglia e quell’1 percento che ha il coraggio di mettersi in gioco e di affrontare il percorso di crescita, di formarsi, di cambiare e di assumersi anche la responsabilità della propria vita vince. Ma non nel senso che diventa famoso o ricco, ma vince perché raggiunge un traguardo più alto di soddisfazione personale. Quel 99 percento, purtroppo, perde e rimane vittima del proprio stato di passività.
Ci sono secondo me tre aspetti che incidono fortemente sulla possibilità di crescita di una persona e il primo è la rassegnazione rispetto al possibilismo. Che sia verbalmente o che sia semplicemente nella loro testa, questa tendenza li porta verso la constatazione ‘certa’ dell’ impossibilità. Ogni volta che la vita o qualcuno li presenta un’opzione, questa viene scartata, probabilmente per paura e bollata come una cosa impossibile. Quindi, la rassegnazione rispetto a lasciarsi aperte le possibilità nella vita è una differenza veramente importante tra chi vede la propria esistenza come un percorso di crescita e chi invece non riesce a farlo.
Il secondo punto è il vittimismo rispetto a un senso di forte responsabilità individuale. Quell’1 percento che decide di prendere (o riprendere) in mano la propria vita lo fa per un grande senso di responsabilità e capisce che è inutile stare a lamentarsi e a fare la vittima. La domanda più inutile di tutte, seppur comprensibile, è chiedersi: “Perché proprio a me?”. La persona che assume un senso di responsabilità forte nei confronti della vita, la persona che è resiliente, semmai si domanda perché deve succedere a lui e questo è un punto di vista molto diverso, che lo sprona all’azione rispetto alla passività.
Terzo punto fondamentale è la rete sociale limitante rispetto a una stimolante che sta attorno a una persona. Generalmente le persone che impostano la loro vita in un’ottica di crescita si circondano di persone che sono compagne di viaggio in questo percorso di crescita. Difficilmente riescono a stare a fianco di persone che fanno le vittime tutto il tempo, che si lamentano. Nasce una vera e propria frizione a livello dei valori personali che rende questi rapporti molto difficili.
Io credo che ci sia un aspetto molto importante in tutto questo. Se senti che ti manca qualcosa, se senti che la vita potrebbe offrirti ‘qualcosa’ in più… ma perché non darsi la possibilità di esplorare se questo ‘qualcosa’ te lo puoi andare a prendere? Perché non provare a cambiare il proprio auto dialogo e smetterla di dire “è impossibile, non ce la farò, perché proprio a me, solo agli altri arrivano queste fortune” e non partire invece per un percorso che non è, ovviamente, una promessa di successo, ma una possibilità di riuscita… Se senti che la vita potrebbe darti qualcosa in più, perché non provi a uscire dal tuo guscio ed andartelo a prendere?
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