Al giorno d’oggi la società del consumismo ci ricorda ogni minuto di quanto siamo falliti. Aspettative irrealistiche sono pompate dalle pubblicità, dove il maschio alfa e sua moglie, ovviamente una top model, si svegliano già pettinati, si vestono e fanno colazione coi bambini (amorevoli), sorridendo e scherzando. Poi, con molta calma, si va al lavoro, un lavoro importantissimo s’intende, che contribuirà a cambiare presto il nostro pianeta. E poi c’è sempre una soluzione per tutto. Un po’ di stress? Fatti una vacanza alle Maldive… Il traffico ti innervosisce? Acquista l’ultimo modello dell’auto super accessoriata in offerta… E poi, se inizi a notare le prime rughe sul viso? Ma che problema c’è… compra la nuova crema che te le farà sparire in tredici minuti.
Sii più ricco, più bello, più popolare, più produttivo, più invidiato e più ammirato. Insomma, sii il migliore e a qualunque costo. Solo così avrai raggiunto la fatidica felicità. Ma paradossalmente proprio questa fissazione sul positivo, su ciò che è meglio, che è superiore, serve solo a ricordarci di continuo cosa non siamo, cosa ci manca, cosa saremmo dovuti diventare se non avessimo fallito. Perché è chiarissimo, abbiamo evidentemente fallito da qualche parte. Ma la felicità non si ottiene aggiungendo cose alla nostra vita, bensì togliendole.
Invece il mondo ti ripete costantemente che il segreto per una vita migliore è l’aumento senza freni (compra di più, possiedi di più, fai di più, sii di più). Sei bombardato di continuo da messaggi che t’impongono costantemente di affannarti per tutto, tutto il tempo. E tu sei talmente assuefatto, che neanche ci fai più caso. O magari sostiene che no, tu non sei così, sei diverso, ma poi quando vai a fare la spesa al centro commerciale riempi inconsapevolmente il tuo carrello di prodotti inutili, solo perché li hai visti in qualche spot in tv o sul web.
Ai tempi dei nostri nonni, se uno si sentiva di m* pensava tra sé: “Oggi mi sento proprio di m*. Ma, ehi, dev’essere la vita. Torniamo a spalare il fieno”. Ma adesso? Adesso se senti che la tua vita è una m*, anche per solo cinque minuti, sei bombardato da centinaia di immagini di persone strafelici e impegnate a vivere le loro vite fantastiche. Dimmi come è possibile non sentirsi inadeguati? Il risultato è che ci sentiamo male per il fatto di sentirci male. Ci sentiamo in colpa per il fatto di sentirci in colpa. Ci arrabbiamo perché ci sentiamo arrabbiati e ci viene ansia perché ci sentiamo ansiosi. La domanda che ci facciamo è: “Cosa c’è in me che non va?”
Il problema è he la nostra società, grazie ai miracoli della cultura del consumo e ai social media che ci ripetono di continuo che ehi-guarda-la-mia-vita-è-più-figa-della-tua, ha cresciuto un’intera generazione di persone convinte che avere queste esperienze negative, ansia, paura, colpa, sia assolutamente sbagliato. Dai un’occhiata ai post di Facebook o a qualche storia di Instagram, tutte persone che se la spassano alla grande. Guarda, questa settimana si sono sposate sette persone, tre coppie hanno avuto dei bambini, una sedicenne ha avuto una Ferrari per il suo compleanno e un altro sbarbatello ha guadagnato due milioni di dollari creando un gioco coi criceti sul cellulare. Tu invece passi il tempo a casa a guardare Netflix, ingozzandoti di gelato alla crema e sensi di colpa, maledicendo di essere l’essere più sfigato su questo pianeta.
Possediamo tutto e non ce ne accorgiamo. Abbiamo così tanta roba e così tante opportunità che non sappiamo neanche più a cosa dare importanza. Poiché possiamo vedere o conoscere una quantità infinita di cose, c’è anche un numero infinito di modi in cui possiamo scoprire che siamo inadeguati, che non siamo abbastanza bravi, che le cose non sono fantastiche come potrebbero essere. E questo ci strazia ulteriormente. Come se non bastasse c’è la Legge d’Inversione, che dice, in sostanza, che più ti sforzi di stare continuamente bene, meno sarai soddisfatto. Ad esempio, quanto più ti sforzi di essere ricco, più ti sentirai povero e miserabile, al di là dei tuoi effettivi guadagni. Quanto più vuoi essere attraente e desiderato, tanto più inizi a vederti brutto, a prescindere dal tuo reale aspetto fisico. Quanto più desideri essere felice e amato, tanto più ti sentirai solo e spaventato, a prescindere da quante persone avrai intorno. Quanto più desideri un’illuminazione spirituale, tanto più egocentrico e superficiale diventerai nel tentativo di raggiungerla.
Eppure, ti sei mai accorto che a volte quando qualcosa t’importa di meno, ti riesce meglio? Hai mai notato che spesso è la persona meno coinvolta emotivamente nel successo di qualcosa che finisce per ottenerlo? Che a volte quando smetti di affannarti, tutto sembra andare a posto?
Com’è possibile? È proprio questa legge, che io chiamo di Inversione. Se inseguire il positivo è negativo, allora inseguire il negativo genera il positivo. Il dolore che insegui in palestra ti dà come risultato generale più salute ed energia. I fallimenti negli affari sono ciò che ti porta a comprendere meglio che cosa è necessario per avere successo. Ammettere apertamente le tue insicurezze ti rende paradossalmente più sicuro di te e più carismatico agli occhi degli altri. Il dolore di un confronto onesto è ciò che genera più fiducia e rispetto nelle tue relazioni. Sopportare le tue ansie e paure è ciò che ti permette di rafforzare il coraggio e la perseveranza. Insomma, nella vita tutto ciò che conta davvero si conquista superando l’esperienza negativa ad esso correlata.
Non puoi districare il dolore dalla trama della vita. Ed estirparlo è non solo impossibile, ma distruttivo: disfa anche tutto il resto. Cercare di evitare il dolore significa dargli troppa importanza. Diffida bene dai movimenti new age o di pensiero positivo, dove basta che immagini intensamente ciò che vuoi e magicamente l’Universo te lo renderà. Queste filosofie da due soldi servono solo per far arricchire chi scrive libri e fa corsi, ma sono solo spazzatura.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!