Lo so, sembra una domanda assurda e inutile, poiché chiunque risponderebbe di sì. Infatti, chi vorrebbe vivere una vita di infelicità e insoddisfazione? Tuttavia, ti invito a riflettere sul fatto che la risposta a questa domanda non è poi così scontata come sembrerebbe a prima vista. Il punto da approfondire è, chiaramente, cosa si intende per felicità. Fiumi di inchiostro e tonnellate di libri sono stati spesi su questo argomento, ma io sono dell’avviso che la felicità non è proprio come noi stessi ce la immaginiamo, cioè uno stato che si raggiunge e che rimane lì così, come una tappa da traguardare, ma è piuttosto un’abitudine che va coltivata e nutrita tutti i giorni. In realtà chi ha una visione statica della felicità, come di qualcosa che, appunto, si deve raggiunge e poi proteggere, tende a interpretarla come la ‘assenza di problemi’. In altre parole, poteremmo dire ‘calma piatta’. Ma questo è uno stato illusorio, perché la nostra esistenza non è mai priva di problemi e difficoltà. Inoltre, chi ha questo tipo di interpretazione della felicità, si accorge subito di quanto fragile sia questo concetto, perché si infrange continuamente. Ti illudi di averla raggiunta e appena l’hai raggiunta arriva qualcosa dall’esterno che non riesci a controllare e che la mette in discussione. Ovviamente, a questo punto, ti senti il terreno mancare sotto i piedi. È proprio per questo motivo che molti finiscono per rassegnarsi, e tendono a pensare che l’infelicità è, in fondo, un concetto stupido e frivolo su cui non concentrarsi. Al massimo, forse, possiamo parlare di serenità, di tranquillità, usando una terminologia più morbida. Noto spesso che quasi si ha timore di pronunciare il termine felicità, come se questa parola definisca la persona che la pronuncia come un individuo superficiale. In fondo, ci accorgiamo che l’abbiamo interpretata in maniera sbagliata e ci siamo resti conto che quel genere di felicità non esiste. Del resto lo scopo della vita è prima di tutto vivere, ma vivere possibilmente a testa alta, vivere le emozioni che le esperienze ci regalano, essendo consapevoli che a volte queste emozioni sono molto belle, a volte sono meno belle e a volte sono brutte, ma le dobbiamo accogliere tutte a braccia aperte.
Questo è quello che ci raccontano i saggi, i filosofi e gli esperti di spiritualità di tutto il mondo. Se non facciamo così, il tentativo di non vivere le esperienze brutte, riduce drasticamente la possibilità che tu viva anche quelle belle. Il tentativo di proteggerti dalle emozioni cattive costruisce quei muri che ti proibiscono di vivere quelle buone e quindi, nella migliore delle ipotesi, vivrai una situazione neutra, in cui non ci saranno magari grandi problematiche, ma non ci sono neanche quelle cose belle che ti appassionano e ti entusiasmano. Potremmo dire che la felicità va interpretata come un percorso di crescita in cui emozionarsi, amare e avere il coraggio di correre dei rischi per fare le cose a modo nostro, senza il terrore di fare errori. Lo scopo della vita è sicuramente quello di avere il coraggio di aprirsi e proteggersi, mentre vivere nella paura porta al massimo alla sopravvivenza, ma non porta a vivere una vita straordinaria. Non è possibile avere una vita tutta ‘liscia’ e contemporaneamente viverla intensamente, con passione, non sarà mai così. Anche le cose che non ci piacciono concorrono come importanti elementi per la nostra crescita.
“Io non perdo mai, o vinco o imparo.” diceva Nelson Mandela, ed è proprio questo lo spirito che bisogna avere. Se interpreti la felicità esclusivamente come assenza di qualsiasi problema, rimarrai inevitabilmente deluso da questa visione.
Non avere paura di affermare che vuoi essere felice. È un tuo diritto ed è un tuo diritto fare ciò che senti per raggiungerlo (senza far del male a nessuno, ovviamente). Se il tuo obiettivo è la serenità, probabilmente stai puntando a quella calma piatta che ti dicevo prima. Sta a te la scelta, ma in questo caso, però, sappi che non stai lavorando per crescere, ma per accontentarti e rimanere nella tua zona di comfort, cioè nel tuo recinto che conosci e in cui sei tranquillo. Questo però difficilmente ti porterà a una felicità autentica.
Il mio suggerimento è di osare un po’ di più, partendo nell’adottare un linguaggio coraggioso che dimostri che hai una visione entusiasta della vita, affinché tu voglia che questa vita ti faccia crescere e cambiare come persona, ovviamente in meglio. Prova a familiarizzare di più con il concetto di felicità, senza timori e remore, perché non è questo un concetto standard, valido per tutti allo stesso modo. L’interpretazione della felicità è un’idea emotiva ed è differente per ciascuno di noi. L’importante è andare a scoprirla, magari rischiando un poco, ma è un rischio che ti permette davvero di vivere una vita meravigliosa e degna.
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